Progetto Senegal Report 3

Continua il report della nostra Manuela Petino dal Senegal
nell’area di intervento sanitario Aicu/ComeNoi
Jour 3. Arrivati ad un certo punto, ci si comincia a chiedere perché nei negozi di una città come Mbour, abitata da senegalesi notoriamente neri, ci siano manichini bianchi. È buffo almeno quanto fuori luogo.
Oggi abbiamo affrontato una lunghissima route circondati da baobab dalle dimensioni indescrivibili e dromedari provenienti dalla Mauritania. Dopo tre ore di viaggio su asfalto e pista, siamo arrivati finalmente a Koutal, dove abbiamo incontrato il medico e l’infermiera che gestiscono il dispensario. Il primo ospedale è a trenta chilometri di distanza, dicevano. L’ambulanza funziona, i bagni sono appena stati ristrutturati, ma mancano i farmaci e, perché no, la diagnostica di I livello. Chissà se entro il prossimo anno saremo in grado aiutare al punto tale da permettere ad un giovane medico senegalese di utilizzare addirittura un ecg portatile in caso di sospetta fibrillazione atriale.
Prima di ripartire alla volta di Saly, siamo andati a visitare anche la scuola residenziale per ragazzi difficili di Njiang, in uno dei villaggi rurali più lontani del centro del Senegal. Ci hanno accolto Pascal, della diocesi, e il parroco coordinatore della scuola. Dopo un pranzo semplice e tradizionale accompagnato dall’immancabile bissap, abbiamo fatto il giro dei locali, ricercando le criticità assieme agli elementi su cui poter insieme lavorare.
E presto è arrivato il tempo di tornare. Il viaggio di ritorno, in parte su pista nel deserto, ci ha permesso di parlare del futuro dell’associazione e su quanto sia importante continuare a dare il meglio. Abbiamo giusto fatto in tempo a dire che eravamo quasi arrivati, quando ci siamo imbattuti in un incidente e in una coda di tir e auto che ci ha fatto temere di non arrivare più. E invece siamo qui, a raccontarvi tutto.

Progetto Senegal – Report 2

Continua il report dal Senegal con la nostra Manuela Petino
Jour 2. Oggi abbiamo visitato il liceo de la Somone, dove AICU, assieme a Come noi, finanzia le visite mediche e le giornate di educazione sanitaria una volta al mese.  

Progetto sanitario in Senegal – Report 1

Dallo scorso anno AICU – Associazione Italiana Carlo Urbani Onlus è impegnata, insieme all’Associazione Come Noi (Comme nous Senegal), nella realizzazione congiunta di progetti e attività in campo sanitario in Senegal. È una collaborazione che riprende una passata esperienza, nello stesso Paese, tra i medici #CarloUrbani e Marco Albonico, oggi impegnato nel progetto. In questi giorni, la dr.ssa Manuela Petino, del direttivo Aicu, è in missione nei luoghi di intervento. Ha così iniziato a inviarci un breve diario di bordo per raccontarci in diretta dell’esperienza…
Jour 1. Il primo contatto con questo popolo è avvenuto durante il volo da Milano Malpensa. Mai lo avrei immaginato, e invece tra pisolini e turbolenti risvegli mi sono trovata immersa nel bel mezzo di un salotto senegalese. La signora accanto a me, che indossava un abito color giallo cangiante, reagiva con grasse risate alle battute dell’amica, o forse appena conoscente, seduta al di là del corridoio. Il trentenne seduto davanti rispondeva e si tornava a ridere e chiacchierare, dalla fila 13 alla 17, come se tutti si conoscessero già. Erano semplicemente Amis de aviou di ritorno nella loro terra natale, il Senegal.
Oggi siamo andati a casa di Ibou, il presidente di Comme nous Senegal. È musulmano, ha due mogli e almeno sei figli, comparsi tra un té e una merenda a base di mango. Boniface, l’autista dell’associazione, mi ha intrattenuta tra mille chiacchiere sul Governo (lui tifa per l’opposizione), il commercio di gas tra Mali e Senegal e la qualità dei manghi di Casamance. Dice che siamo in stagione, e così è facile percorrere una strada costellata di banchetti di mango, pompelmo e angurie, a gestione rigorosamente matriarcale.
L’Africa ha un ritmo tutto suo, che accoglie, culla, rallenta. Sono qui da poche ore e non posso che percepirlo già. Il tempo toglie, il tempo dà.